Il filtro

Rick (11/05/2020) - Voto: 4/5
Un'attenta e lucida disamina sul mondo del web. Quante porte della scoperta ci chiudono i filtri? A quale processo di omologazione ci portano? E' tutto oro ciò che luccica? Un libro che consiglio agli esperti del settore ma anche a neofiti che si addentrano nelle dinamiche relative all'utilizzo della rete. Scorrevole nonostante un argomento che può non risultare così frivolo.
maurizio .mau. codogno (08/08/2016) - Voto: 4/5
(nota: ho letto l'edizione originale in inglese) La serie dei testi catastrofisti sui pericoli di Internet è piuttosto ampia. Non avevo mai letto questo testo e pensavo che si limitasse alla considerazione - niente affatto scontata - che noi in realtà non vediamo tutti i contenuti disponibili in rete ma scegliamo più o meno consapevolmente solo quelli che corrispondono alle nostre idee preconcette. Invece la cosa è molto più pericolosa: man mano che i grandi sistemi aggiungono servizi per farci rimanere nel loro macrocosmo, gli algoritmi che regolano le scelte che ci vengono proposte riescono sempre meglio a eliminare le voci discordanti, il tutto a nostra insaputa. Paradossalmente quello che mi preoccupa di più è che in questi cinque anni non vedo nulla di davvero nuovo, e se devo dare retta a Pariser significa che la bolla ormai nasconde tutto! L'autore cerca di terminare con una nota positiva, ricordando che anche i giornali erano partiti male ma poi sono spesso diventati autorevoli, e si auspica che un simile processo avvenga anche per le aziende internettare: personalmente non credo che capiterà e resto pessimista. La lettura è consigliata per tutti coloro che non sono troppo complottisti.
Libetta (16/03/2013) - Voto: 3/5
Troppi affari interni Usa di economia o politica perché possa interessare fino in fondo e tenere il ritmo dello sconcerto che mira a suscitare, inoltre la personalizzazione della ricerca ha anche degli aspetti pratici a sapersi gestire e, nell'ambito delle ultime innovazioni (o regressioni, dipende da che lato le si guarda) circa il rapporto essere umano/proprio device, non si tratta neppure della più inquietante, anzi.