Il cognome delle donne

TIZIANA (22/03/2024) - Voto: 5/5
Chi ha paragonato questo libro a cent'anni di solitudine ha dimenticato di dire che questo è un capolavoro.
Bertie (19/02/2024) - Voto: 5/5
Bel libro d'esordio! famiglia tutta al femminile che lotta per affermarsi in ognuna dei componenti. Ho adorato la figura forte della nonna. Ne consiglio la lettura
Blufiordaliso (17/02/2024) - Voto: 5/5
Assolutamente da leggere: tre generazioni di donne a confronto in un'Italia che cambia attraverso il Novecento. Appassionante e dalla buona scrittura, una lettura da fare!
Angelica55 (15/02/2024) - Voto: 4/5
Soffro sempre quando leggo storie in cui le donne soffrono, subiscono, devono stare zitte. Alla fine le tre sorelle riescono a vivere da donne libere, autonome e anche con qualche soldo , ma quante ne devono sopportare prima , è un'ingiustizia continua ............quando la sfortuna ti assegna un padre come quello che hanno avuto loro..........
Bruno Izzo (15/01/2024) - Voto: 4/5
Il buon romanzo d’esordio di Aurora Tamigio è una saga familiare, forte ed efficiente, il racconto di un’epopea tutta declinata al femminile, che inizia nella Sicilia dell’immediato primo dopoguerra per terminare, in linea diretta da donna a donna, nei moderni anni Ottanta del secolo scorso. La storia scorre disinvolta, funzionante per bene nelle intenzioni, costruita con proprietà di linguaggio ed intercalata da espressioni dialettali che la contestualizzano senza aggravio nella lettura. Narra la vita vissuta, e vessata seduta stante già all’origine, della capostipite Rosa, passando poi per le sue discendenti dello stesso genere. Giacché, sebbene con modi diversi, ognuna dei personaggi del romanzo viene considerata, e trattata di conseguenza, esattamente come all’inizio della nostra storia il papà di Rosa considerava le donne, all’alba del secolo scorso: nulla più che campane. Oggetti, quindi, in primo luogo, e per di più inanimati, non a caso, letteralmente campane: manufatti da cui trarre suoni, anche piacevoli per il suonatore, e altre pratiche utilità di qualche costrutto, solo allorché vengano scientemente battute, e non per modo di dire. Tutto il romanzo è un affresco, denuncia il pregiudizio culturale che recita la superiorità dell'uomo rispetto alla donna, è in sintesi il racconto di una appartenenza, le protagoniste sono indicate sempre con il loro nome di battesimo, perché non appartengono a sé stesse, ogni donna porta sempre, o quasi sempre, il cognome del maschio che l’ha messa al mondo. Un cognome che è un marchio, un codice di assegnazione, un timbro di destinazione. Però i tempi passano, le donne crescono, si cercano, si uniscono, solidarizzano, fanno fronte comune come una sola donna. Nessuna di loro dorme. Non si arrestano, cambiano il fronte, finanche quello del loro cognome. Come dire: c’è ancora domani. Domani vincerò.