Non dico addio

Cris A. (23/06/2025) - Voto: 5/5
In “Non dico addio” viene narrata una storia profonda e dolorosa che ruota attorno a tre protagoniste donne, unite dal filo invisibile della memoria, che hanno avuto una vita travagliata e caratterizzata da episodi sconvenienti. Con una scrittura potente ma anche a tratti poetica Han Kang ha composto una storia eccezionale, tutta da leggere e vivere insieme alle protagoniste!
Una lettrice appassionata (29/05/2025) - Voto: 4/5
In-seon e Gyeong-ha sono amiche dai tempi dell'università. Quest'ultima, dopo aver concluso la stesura di un libro sul massacro di Gwangju, ha iniziato a fare un incubo ricorrente: mentre lei si trova in un bosco, all'improvviso, sale la marea, che minaccia di travolgere lei e le tombe di un cimitero e di trascinare via le ossa al loro interno. Il terrore si riverbera nella vita quotidiana della donna, che ha difficoltà a svolgere anche le attività più comuni, come alzarsi dal letto e mangiare, e si ritrova a pensare a chi far eseguire le sue ultime volontà. La chiamata inaspettata di In-seon che, in seguito ad un incidente nel proprio laboratorio di falegnameria, si trova in ospedale a Seul, scuote Gyeong-ha dal suo torpore. In-seon chiede all'amica di partire immediatamente per l'isola di Jeju, dove abita, per dare da bere al suo pappagallino, che rischia di morire. Gyeong-ha, nonostante la sua debolezza personale, è talmente scossa dal danno subito da In-seon nell'incidente, che intraprende subito il viaggio, che si rivelerà molto difficoltoso a causa di una tempesta di neve che si è abbattuta su Jeju. Han Kang con un linguaggio immaginifico, onirico e poetico accompagna il lettore in un viaggio doloroso, che si prefigge di indagare le sorti delle vittime del più grave massacro che la Corea del Sud abbia conosciuto, quando negli anni 1948 - 1949 persero la vita trentamila civili. Il sangue delle vittime si è talmente attaccato alla pelle e al cuore delle due protagoniste e della madre di In-seon, che ne fu testimone, che non riescono a dire loro addio. Un romanzo necessario per riflettere sulla natura umana, sul senso della perdita, sull'impotenza di fronte alle atrocità, sulla sete di giustizia dei sopravvissuti.
fedina (07/04/2025) - Voto: 5/5
sicuramente un libro diverso dagli altri romanzi famosi come "la vegetariana" e "convalescenza", uno scorrere incessante tra i due racconti da sembrare collegati da un filo rosso. il tema del dolore, presente in quasi ogni libro di han kang, qui diventa "meno profondo" quasi a volerlo mascherare.
Toshiro (27/03/2025) - Voto: 4/5
Questo libro della scrittrice coreana Han Kang si compone di uno stile che si può in un certo senso considerare a metà strada tra i suoi precedenti romanzi": La Vegetariana" e "Atti Umani". Come in "Atti Umani" l'argomento trattato è fondamentalmente politico e sociale, ma mentre il primo era ambientato durante il colpo di stato avvenuto nel 1980,in questo volume il periodo storico è precedente e si riferisce al 1948 quando il governo si rese responsabile di uno di dei più feroci massacri della storia. In questo libro però la narrazione non ricalca lo stile asciutto e pragmatico di "Atti Umani" ma vira in uno stile più onirico che richiama per certi versi lo stile di "La Vegetariana". Libro molto bello ed intenso supportato da una bellissima scrittura.
FLAVIO ALBERTO (21/01/2025) - Voto: 3/5
Non dico addio agli orrori della storia; me ne faccio carico e ne perpetuo tenacemente il doloroso ricordo. Questo l'impianto di base su cui poggia questo austero romanzo in cui due amiche e la madre di una di esse indagano il passato del loro Paese e ne mantengono viva la memoria consegnandoci anche un messaggio sul valore dell' amicizia come antidoto allo spaesamento proprio della condizione umana. Se il profilo storico rimanda, per un lettore italiano, a pagine analoghe di primo levi, nuto revelli, antonia arslan e altri, sul piano poetico e stilistico si avvertono delle affinità con peter hanke (l'insistito descrittivismo della natura) e g.w. sebald (l'erratico misurarsi con l'enigma del tempo storico) ma temperati da han kang in chiave elegiaca e intimista. Quanto riemerge dalle brutalità del passato, si mescola alle difficoltà del presente, come fantasmi che si scambiano i ruoli, ombre che determinano il destino.