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La casa dei Krull
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rosa
(22/09/2018) -
Voto: 4/5
In questo libro Simenon affronta il tema della paura dello straniero, più attuale che mai. Era un po che non leggevo un suo libro, la penna e la prosa sono inconfondibili, ma diciamo che non è uno dei suoi migliori lavori. Quello che stona di più è il finale: veloce, improvviso e frettoloso. Rimane comunque un romanzo profetico. Simenon riesce a mostrare uno spicchio del futuro che attende la Francia del dopoguerra. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel Febbraio del 1939, ma sembra sia stato scritto ieri.
Federica Molitierno
(19/09/2018) -
Voto: 4/5
Simenon continua a non deludermi, mi piace molto il fatto che non ci siano colpi di scena sensazionali e che l'attenzione si sposti su altri fattori piuttosto che sulla ricerca della verità oggettiva. Qui ci sono i Krull, famiglia tedesca che vive sul territorio francese, proprietaria di una bottega ai margini della città di cui si servono solo i marinai di passaggio. Questa famiglia è oggetto di discriminazione e razzismo e diventa il capro espiatorio dopo la scoperta di una ragazzina violentata e assassinata. Subito viene puntato il dito contro un Krull ma solo in quanto straniero! La folla si scaglia contro di loro con una violenza inaudita ma non c'è nessun segno oggettivo della loro colpevolezza! Mi piace molto la psicologia dei personaggi di Simenon, sempre angosciati e oppressi. Inoltre trovo che il razzismo sia un tema molto attuale in questo libro scritto alle soglie della seconda guerra mondiale. Consigliatissimo
Alessandra
(11/12/2017) -
Voto: 5/5
Il grande Simenon non si smentisce. Mi è piaciuto soprattutto il modo come è riuscito a pervadere il racconto di quel senso di discriminazione, molto attuale. Credo fosse proprio la sua intenzione, e credo ci sia riuscito benissimo.
Renzo Montagnoli
(07/11/2017) -
Voto: 4/5
e qualcuno pensasse che questo romanzo sia stato scritto da poco, tanto è attuale, incorrerebbe in un grossolano errore, perché l’anno di stesura è stato il lontano 1938. Viene allora da chiedersi per quale motivo Simenon abbia ideato quest’opera, in cui l’elemento cosiddetto giallo è solo un pretesto, ma a questa domanda non c’è risposta, o meglio si potrebbe dire che quelle caratteristiche di veggenza che si riscontrano sono dovute esclusivamente alle intuizioni di un autore capace come pochi di sondare l’animo umano. Siamo sinceri, nel 1938 non c’era nulla che lasciasse supporre prossimo o abbastanza prossimo il fenomeno dell’emarginazione sociale dello straniero, nel caso specifico di una famiglia tedesca, i Krull, la quale, suo malgrado, si vedrà coinvolta nelle indagini per il brutale assassinio, preceduto da violenza carnale, di una giovane ragazza. E’ proprio questo l’innesco che fa esplodere nella popolazione quell’odio a lungo sopito, quel guardare quegli esseri umani, originariamente tedeschi e poi naturalizzati francesi, come un bubbone insito nella collettività, frutto di parole dette a bassa voce, di maldicenze e anche di sciocco e inutile ostracismo. La tensione, che negli anni precedenti non si scorgeva, limitando la gente a non fraternizzare, cresce lentamente e a dismisura, si vuole passare dalle parole ai fatti e buon per i Krull che la polizia riesce a dissuadere i facinorosi. Resta in ogni caso una domanda: l’inibito Joseph Krull, prossimo alla laurea in medicina, è colpevole, oppure no, dell’orrendo delitto? Non c’è una risposta diretta, anzi ce n’è una indiretta che lascia nell’incerto e nel vago il lettore che desidera, invano, sapere il nome dell’assassino. Ma non era l’omicidio e la successiva indagine lo scopo del romanzo di Simenon, era invece un ammonimento per il futuro, perché la gente non dovesse considerare diversi degli esseri umani solo perché di altra nazionalità.
luca bidoli
(22/10/2017) -
Voto: 5/5
Cupo quanto basta, un ottimo Simenon del 1939, annata ottima, sotto molti punti di vista, politici e storici. con il disastro di settembre, il vero mese più crudele. Un luogo marginale, una casa emporio ai limiti del mondo tra battelli, chiatte, chiuse, canali. Una famiglia dominata da un patriarca silenzioso e biblico, nel suo immobile sguardo sul mondo, una moglie, due figlie e un figlio, che studia da medico, Joseph, che appare da subito per ciò che è: un infelice represso. In questo mondo estraneo al mondo, sul confine di identità provvisorie e difficili da conciliare, in terra francese la loro è una famiglia di origine tedesca, dalla terra natia arriva, inaspettato e non desiderato, il cugino Hans. Un bel tipo, che amoreggia subito con la cugina, che scrocca danaro, vitto e giaciglio, con bugie assurde sul vero motivo della sua fuga dalla Germania. Un poco di buono, il classico mascalzone che affascina, specie le donne e soggioga i deboli, alias il cugino futuro dottore. In un clima sempre più teso e paradossale, spunta il cadavere di una giovane donna, anch'essa un'emarginata, una reietta. Ma questo basta per scatenare gli istinti e i sospetti che il pregiudizio da sempre cova verso coloro che non appartengono al gruppo, alla comunità nazionale. I Krull sono tedeschi, l'odiato nemico per antonomasia, sono ricchi, da loro tutto è più caro, sono protestanti, in un paese in maggioranza cattolico. Tante, troppe diversità che alla fine si pagheranno. Un tema , come si può dedurne, molto attuale, che ci riporta indietro solo per giungere più velocemente all'oggi. Il finale è biblico e drammatico, con l'olocausto, in questo caso, nel senso più antico e greco del termine, dell'unico, forse, innocente. Bello, intenso: l'ho letto in una notte. P.s. Bella, a mio avviso, la veste editoriale, con una copertina ( ed il dipinto riprodotto), splendida, vera icona che immette già nelle atmosfere del tempo e della vicenda.
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