Il passato è un morto senza cadavere

massimo (07/11/2024) - Voto: 2/5
Con una trama assolutamente irreale ed improbabile Manzini ci regala l'ultima avventura di Schiavone. Il tutto già letto e riletto, molto annacquato e dilungato, senza più la freschezza e l'originalità dei precedenti racconti. Forse siamo giunti alla fine di un bellissimo ciclo, il personaggio incomincia ad essere logorato insieme ai suoi compagni di sventura sempre più simili a macchiette.
enzoillettore (05/11/2024) - Voto: 4/5
Ormai è diventato un rito comprare e leggere le nuove storie di Rocco Schiavone, cosi come era un rito comprare Camilleri per il suo Montalbano, ed è piacevole passare un paio di giorni in compagnia con Schiavone.
Bruno Izzo (05/11/2024) - Voto: 4/5
L’agire del noto vicequestore Rocco Schiavone era parso di recente un po' scolorito, virante al grigio cupo. Antonio Manzini, infatti, si era dilungato sulle dolorose vicissitudini strettamente personali del vicequestore. Chiusa la parentesi, Schiavone ha risolto in qualche modo i fatti relativi all’assassinio dell’adorata moglie e al tradimento dell’amico del cuore Sebastiano, e torna a essere “unus sed leo”, uno solo ma leone. Comprende, finalmente, che il passato è morto, esiste solo se lo facciamo vivere noi. La vita va accettata, abbracciata, anche a costo di farsi male: rifiutarla, nascondersi è da vigliacchi, e quindi non da Schiavone. Questa storia, un bel romanzo corposo, in oltre cinquecento pagine, tutte scorrevoli e leggibilissime, ci offre una indagine, anzi più di una, personaggi ottimamente descritti, vecchi e nuovi, quelli più datati anche arricchiti, aggiornati, rivitalizzati, un romanzo che è una bella sorpresa, un ritorno all’antico, direi di più, al bel tempo antico. Tutto inizia, come un normale giallo, con un cadavere, un ciclista morto in quello che a prima vista appare come l’ennesima vittima di un pirata della strada, ed è invece un omicidio premeditato. Come tutti i mistery, il punto di partenza è il morto, si cerca di capire la vittima, e il suo passato, per scoprire i motivi e i moventi dell’assassinio, e da qui al colpevole. Solo che questa volta l’indagine si dipana all’infinito, rivela una catena di fatti e personaggi che risalgono indietro nel tempo, tutto avvolto in un mistero teso e intrigante da leggere, come può esserlo un morto ammazzato sì, ma senza cadavere. E poi ricompare Sandra Buccellato, la giornalista che, dopo tanto tempo dalla scomparsa della moglie Marina, sembra l’unica donna in grado d'interessare Schiavone. La sola a fargli capire che vivere nella memoria impedisce di vivere, perché i morti sono morti, con loro non ci puoi parlare, i vivi invece sono accanto a te, e richiedono il tuo amore.
Massimo (04/11/2024) - Voto: 4/5
Manzini ci accompagna in una vicenda che rimanda al passato, a un passato dal quale Paolo Sanna, la vittima, sembra volesse sfuggire in una corsa senza fine; aiutato dalla sua squadra di improbabili aiutanti Schiavone porta alla luce le tracce del passato che hanno portato al delitto di Sanna e nello stesso tempo continua la ricerca di se stesso, della soluzione alla sua inquietudine e alla incapacità a vivere: Manzini ci restituisce le atmosfere abituali di Schiavone in un intreccio ben costruito e convincente anche se in qualche passaggio sembra indulgere al piacere dello stile e del personaggio o dei personaggi che ha creato. Più che godibile
Rita (04/11/2024) - Voto: 5/5
Comprato subito sulla fiducia. Indubbiamente qualche lungaggine di troppo, ma almeno sono riuscita a non finirlo in due giorni. C'è una sottile ma profonda malinconia, ma anche una voglia non confessata di ricominciare a vivere. La chiusura mi ha lasciata sospesa se non scrive presto il prossimo lo picchio.