L' anno dei dodici inverni

Maurizio Ricci (27/09/2010) - Voto: 4/5
Tullio Avoledo ci propone un altro grande libro: e ancora una volta, come è tipico di questo raffinato Autore, il background socio-tecnologico di questa storia ucronica è appena accennato, sullo sfondo, al servizio di una bella storia basata sui sentimenti. Qualche piccola sbavatura logica e qualche piccolo anacronismo si incontrano anche questa volta, a voler essere pignoli, ma la perfezione del meccanismo non è qui richiesta, nè necessaria: non siamo apertamente sottoposti a sfide come nelle storie di Ellery Queen o J.D. Carr..... Ho trovato qui diverse analogie con il capolavoro di Samuel R. Delany "Triton": anche quello, in fondo, è soprattutto una delicata storia d'amore.....
ilse (01/09/2010) - Voto: 4/5
Romanzo complesso, cioè non un raccontone tirato per le lunghe come molta narrativa contemporanea ma un vero romanzo, con più personaggi principali e diverse situazioni che si intrecciano. L’atmosfera iniziale è molto simile a quella de "La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo": la possibilità di tornare nel passato messa al servizio di una storia d’amore percepita come unica e totalizzante. E, come nell’altro libro, anche qui si avverte lo studio preciso del meccanismo delle consequenzialità temporali. La seconda parte è meno riuscita, lenta, fuori fuoco, ma proprio su questa caduta di attenzione si costruisce poi l’effetto, bizzarro e bellissimo, del futuro fantascientifico che irrompe sulla scena nella terza parte. Il registro cambia di colpo, l’immaginazione galoppa e ti butta in mezzo a un mondo assurdo regalandoti una vertigine di piacere intellettuale e giocoso insieme, come quella del finale de L’elenco telefonico di Atlantide. Il finale non è all'altezza e rimette insieme i fili un po’ in fretta e forse con troppa diligenza. Avoledo ha uno stile che non si confonde nella massa e scrive con grande accuratezza, ma si muove in una atmosfera cupa e piuttosto “maschile”. Per quanto sia un gran pregio la scelta di inventare storie fino ai confini della realtà, invece di propinarci il solito autobiografismo mascherato di tanti altri, nel corso della lettura continuo a percepire il suo io che governa la narrazione in maniera molto forte. Forse è per questo che ne apprezzo soprattutto la vena fantascientifica, mentre per esempio i suoi ritratti di donna mi appaiono a senso unico: donne tristi, bellissime e sfortunate, icone di una fragilità esteriore e di una maledizione interiore nelle quali ci imprigiona la visione maschile del mondo e che non bastano a rappresentarci.
max (02/05/2010) - Voto: 5/5
ho sempre amato la scrittura di avoledo: colta, ironica, penetrante; ma spesso, al momento di sciogliere i nodi della trama, mi aveva un po' deluso, per conclusioni affrettate o non troppo coerenti. a leggere i commenti su questa sua ultima opera temevo di trovarmi di fronte allo stesso problema. E invece è proprio nell'ultima parte, con quell'invenzione fantastica dopo un inizio venato di mistero ma pur sempre riconducibile alla logica di una delicata storia di una famiglia sconvolta da vicende troppo più grandi di lei, che il racconto della vita e dell'amore di Emanuele (?) trova una più completa spiegazione e un finale struggente ma nello stesso tempo dolcissimo. Una spiegazione nella quale l'elemento fantastico in realtà non disturba, perché riafferma poeticamente come la magia dell'amore possa superare tutte le barriere. Solo un appunto: voglio fondare un club per impedire a quelli che scrivono le note di copertina di assassinare un romanzo; succede sempre più spesso, magari per attirare lettori superficiali con "specchietti per le allodole": se volete leggere questo piccolo capolavoro, che vi consiglio di cuore, NON leggete prima i risguardi e l'ultima di copertina. perdete metà della sorpresa e della bellezza del libro.
mila (18/02/2010) - Voto: 3/5
Avoledo che dire. Un libro diviso in due parti. La prima con una storia ben costruita, che riesce, con un atmosfera un po’ malinconica e noir, a creare un senso di attesa e di curiosità, poi una seconda parte, diciamo un terzo del libro, dove un po’ tutto ti crolla addosso, la trama si risolve nell’assurdo e nella fantasia, seguendo un po’ le norme di Musso, ma mal riuscito. E allora alla prima parte diamo un 5 ed a alla seconda un 1, così per media arriviamo a tre. Peccato perché Avoledo ha una prosa che ti cattura, un narratore dei nostri giorni come pochi. Alla prossima
Luciano (15/02/2010) - Voto: 3/5
Se devo essere sincero l'ultimo libro di Avoledo non mi ha convinto. Al di là dell'indubbie capacità scrittorie e della trama emozionante, il libro sembra scivolare in una conclusione che lascia perplessi, che sfocia nel grottesco e di cui non riesco ad afferrare il senso. Possiamo rimediare ai nostri errori solo facendone tesoro e cercando di non commetterne più, magari potessimo cambiare il corso degli avvenimenti. Purtroppo la cosa vera è che spesso non riusciamno ad imparare niente dall'esperienza ed è questo il vero mistero della vita!